“Così come noi perdoniamo…”
Carissime Figliuole in Gesù Cristo,
Ricordate, Figliuole mie, che la mutua tolleranza fa parte del precetto della Carità. Queste due cose sono talmente legate tra loro che senza la mutua sofferenza, non sarebbe possibile la carità, e bisognerebbe cancellarne il precetto dal Vangelo; perché ogni creatura quaggiù à i suoi difetti e le sue imperfezioni; non essendovi Angeli che nel Cielo: se voi non sopportate i difetti e le imperfezioni altrui, rompete quel legame e la carità è distrutta. Ognuna à la sua particolare costituzione; le inclinazioni e i temperamenti non sono gli stessi; i giudizi ed il modo di sentire si contraddicono; le volontà si urtano le une contro le altre;i gusti variano. Ora tra tanti elementi contrari, la fusione dei cuori da formare un cuore, un’anima sola, come la carità comanda, non è possibile finché gli uomini non si sopportano scambievolmente nelle loro debolezze; e non soffrono in ispirito di carità e di pazienza ciò che offende, ciò che dispiace, ciò che non si confà ai loro gusti, né al loro umore. Senza questa tolleranza scambievole l’unione dei cuori sarebbe altresì impossibile, non altrimenti che la fusione dell’acqua col fuoco, della luce colle tenebre; necessariamente sarebbe tra loro divisione, lite, discordia.
Sopportatevi dunque l’una coll’altra con grande umiltà; e ciò escluderà le suscettibilità e le pretensioni; fatelo con dolcezza e pazienza e così escluderete le mormorazioni ed i brontolamenti, le critiche, le satire, i frizzi pungenti, le antipatie e le impazienze contro i dispiaceri ricevuti; fatelo con grande carità; e ciò v’insegnerà a trattare il prossimo come vorreste esser trattate voi stesse…Dio non sarà indulgente ai nostri difetti che secondo la misura della nostra indulgenza ai difetti dei nostri fratelli. Se noi non sopportiamo il prossimo Dio non sopporterà noi, se non simpatizziamo cogli altri, Dio non simpatizzerà con noi. Noi stesse Figliuole, riconosciamo l’impero di questa legge, allorché diciamo: Perdonateci, o Signore, le nostre offese come noi perdoniamo a quelli che ci ànno offeso. Dobbiamo quindi essere indulgenti alle nostre colpe nella misura della nostra indulgenza alle colpe altrui. La giustizia stessa ci obbliga alla mutua tolleranza. Chi non sente per sé stessa il bisogno della legge di tolleranza, di questa legge protettrice della debolezza umana? Ora se vogliamo che la si osservi a nostro riguardo, non è una vera ingiustizia il non volere osservarla riguardo al nostro prossimo? Ci lamentiamo delle imperfezioni altrui, e non vogliamo che altri si lamenti delle nostre? del loro carattere e del loro umore, ma non abbiamo noi pure dei momenti critici? delle loro impulsività, delle loro scortesie, ma non cadiamo noi pure all’impeto di un linguaggio troppo spinto e scortese? Sta male, figliuole, anzi malissimo in noi volere la perfezione negli altri sino a non soffrire in essi una macchia, un’imperfezione. Scandagliate un po’ seriamente la vostra coscienza, figliuole,e vedete come sopportate i difetti del prossimo.
In Gesù resto la vostra sconfortata Madre