Ringraziamento del Cardinale Angelo de Donatis
Vicario della Diocesi di Roma
Eminenza Reverendissima,
Eccellentissimi Confratelli Vescovi,
Cari Presbiteri e Diaconi,
Reverenda Madre Generale e Suore Apostole del Sacro Cuore,
Cari fratelli e sorelle,
il rito della beatificazione già ha previsto il ringraziamento formale della Diocesi dopo la proclamazione della nuova beata. Consentitemi però, al termine di questa solenne celebrazione, di esprimere in modo più articolato la gratitudine che sale al Signore dalla Chiesa di Roma e dal mio cuore di Vescovo. Il riconoscimento della eterna beatitudine offre a tutti noi Madre Clelia come modello di cammino riuscito: una vita di cui il Padre si compiace, una figlia di Dio che ha conseguito la “meta alta” della santità alla quale san Giovanni Paolo II invitava tutti noi al termine del grande giubileo del 2000.
I santi e i beati sono luci per il nostro cammino di fede. Vorrei condividere con voi solo tre particolari tratti che la biografia di Madre Clelia mi hanno suggerito e che si offrono alla nostra imitazione.
Il primo. Madre Clelia è stata una donna che ha amato il Signore. Fin dalla fanciullezza, in maniera indefettibile e fiduciosa. La scoperta dell’infinito amore di Cristo, compendiata nel Sacro Cuore, ha illuminato la sua vita e l’ha resa forte e fiduciosa anche negli anni della prova. L’amore di Dio, il profondo abbandono alla sua volontà, nella certezza che nessuna prova è senza senso e senza valore, è il segreto della sua santità. La vita attiva non rischia la dispersione e porta frutto solo se sostenuta da una profonda dimensione contemplativa, solo se radicata in una fede che ha fatto vera esperienza della presenza luminosa e pacificante del Risorto.
Il secondo, specifico della consacrazione. La vita religiosa non mette al riparo dalle fragilità della natura umana e del carattere. La comunità è luogo di purificazione e di pazienza, di santificazione nell’obbedienza e nella carità, nell’adempimento quotidiano del proprio servizio. Attraverso questa via il Signore ci assimila progressivamente a sé in un cammino di essenzialità che fa splendere sempre più i suoi doni e ci renderà segno luminoso per le consorelle e per tutti coloro che incontriamo. Più retrocede l’io e più nella vita del consacrato o della consacrata si vede la presenza di Dio. Solo per questa via la vita religiosa ritroverà il suo valore di segno profetico del Regno che viene.
Il terzo tratto è l’attualità del carisma ecclesiale di Madre Clelia nel campo della carità. Al centro del suo cuore furono i poveri, gli abbandonati, gli orfani, i migranti, ma soprattutto la conversione dei peccatori. La carità cristiana non si riduce mai ad assistenzialismo, ma è ispirata dall’amore di Cristo ed è protesa al desiderio che tutti conoscano e amino il Signore. L’annuncio del Vangelo è la prima ed essenziale forma di carità. Come conseguenza, l’annunciatore del Vangelo si fa prossimo del suo prossimo, buon samaritano che si china a fasciare le piaghe dell’umanità più provata e dimenticata. La vita di Madre Clelia è consonante con l’insistente appello del nostro Vescovo, papa Francesco, a farci testimoni dell’amore di Cristo nelle periferie e dovunque ci siano persone che, agli occhi di un mondo che rischia di diventare impietoso, sono solo scarti.
Fratelli e sorelle, possa la Chiesa di Roma, nelle sue molteplici articolazioni, accogliere la testimonianza di Madre Clelia e beneficiare del suo esempio: sempre più radicati nel cuore di Cristo, sempre più aderenti alla santa volontà di Dio, sempre più protesi con amore verso i fratelli che attendono la parola del Vangelo e la testimonianza della carità!