Il corpo della Beata Clelia Merloni

Madre Clelia, si ritrova con una serena fisionomia, trasmettendo la tenerezza di colui che l’ha amata e a colui che ha affidato pienamente la sua vita: il Sacro Cuore di Gesù.

Il 23 aprile 2018 si è svolta la ricognizione dei resti mortali di Madre Clelia Merloni, sepolti all’interno della chiesa dedicata a Santa Margherita Maria Alacoque, presso il Generalato a Roma, in Italia.

I lavori sono stati effettuati da un perito tecnico e altri medici incaricati sotto la sorveglianza degli incaricati del Tribunale Ordinario della Diocesi di Roma. Hanno assistito alla riesumazione anche i membri del Consiglio Generale dell’Istituto.

Durante l’esumazione del corpo di Madre Clelia, che morì nel 1930, gli esperti del Vaticano hanno trovato incorrotto il suo corpo, 72 anni dopo la prima apertura della sua bara. Si considera l’essere incorrotto un segno di santità e senza spiegazione scientifica.

Un corpo incorrotto viene preservato dal deterioramento che comincia normalmente pochi giorni dopo la morte. Un fatto importante da sottolineare è che nessuna tecnica di conservazione è stata eseguita attraverso processi chimici o naturali per la conservazione del corpo.

Fedeli e seguaci di Madre Clelia possono visitare il suo corpo che si trova nella Cappella del Generalato.

Realizzazione dell'Urna-relicário

Descrizione dell’opera

L’iter progettuale dell’urna per la Beata Clelia Merloni è stato dettato dalla volontà di realizzare un’opera che rispondesse ai seguenti requisiti: valorizzazione, conservazione e fruizione delle reliquie della Beata.

REALIZZAZIONE DELL’OPERA

Dal punto di vista estetico-formale, si è pensato ad un’urna-reliquiario che doveva inserirsi armonicamente nello spazio architettonico che lo ospita, dando il massimo risalto alla figura di Madre Clelia in modo da poter essere adeguatamente fruibile alla venerazione dei fedeli. Anche l’intervento di riqualificazione della parete che fa da sfondo all’urna è stato pensato in quest’ottica.

La soluzione proposta, infatti, oltre ad evidenziare in modo simbolico abbastanza esplicito il forte legame tra Madre Clelia e il Sacro Cuore di Gesù, è il frutto di un’attenta analisi dell’interno della Chiesa e richiama volutamente forme, colori e materiali già presenti negli arredi sacri e nei rivestimenti murali degli ambienti liturgici.

In merito alla necessità di custodire e proteggere in modo ottimale le reliquie della Beata, al fine di rallentare e ridurre al minimo fenomeni di deterioramento dovuti a cause ambientali non idonee (umidità, temperatura, sviluppo di microrganismi), l’urna è stata chiusa ermeticamente con apposite guarnizioni ad alta tenuta ed è dotata di un sistema passivo per la stabilizzazione del microclima interno attraverso l’utilizzo di appositi gel di silice precondizioni.

DESCRIZIONE DELL’OPERA

L’urna di Madre Clelia Merloni, va osservata e interpretata come un’unica opera insieme alla statua del Sacro Cuore e alla parete in marmi intarsiati che le ospita.
Infatti la statua del Sacro Cuore posta in alto rispetto all’urna contenente le sacre spoglie della Beata, rappresenta la mèta della vita di Madre Clelia, Colui a cui Lei ha donato tutta la sua vita.
Nella parete in marmo che fa da sfondo, troviamo in alto un grande cuore che sembra abbracciare la statua di Gesù, e in basso una specie di triangolo caratterizzato da due linee simmetriche che nascono dall’Urna della Madre e salgono verso l’alto simbolicamente come due mani poste in preghiera che si incontrano nella contemplazione e guidano lo sguardo dell’osservatore verso il Sacro Cuore.
Il cuore e il triangolo stilizzati sono due forme complementari: si cercano e si incontrano, come il giorno e la notte che si sposano.
È l’incontro tra bellezza e contemplazione. Nello spazio creato dall’incontro di queste due forme s’incastona volutamente la croce posata sul cuore di Cristo che sta sull’Urna. La croce nella spiritualità della Madre rappresenta il luogo d’incontro con Cristo. È in quella croce che avviene l’unione del cuore di Clelia con il cuore di Cristo. Nella croce di Cristo lei trova la sua sicurezza, protezione e rifugio.
Ai piedi del cuore dorato poggiato sull’Urna, in un intreccio di rami e foglie in metallo dorato, ci sono alcune spighe di grano che raffigurano l’umiltà e l’offerta della Madre che si è donata al Sacro Cuore per la conversione dei peccatori e per la vita del suo Istituto: “Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” – (Gv 12, 24).
Il volto della Madre, la rappresenta tra i 45 e i 50 anni; negli anni della bellezza e della maturità del suo carisma; e la sua espressione serena è quella di un volto in contemplazione della purezza e della santità di Dio, quindi non più un volto che racconta il momento della morte, ma la risurrezione, racconta il Carisma.
La gestualità delle due mani infine non è casuale.
Una stringe il crocifisso sul petto e l’altra è aperta sulle Costituzioni e ci addita la vita interiore;
Una che accoglie Cristo e l’altra che dona il Carisma e rappresenta la bellezza della preghiera e l’azione concreta della carità.

L’Urna è posata su un altare. L’altare nella concezione biblica è il luogo dell’offerta e del sacrificio. In questo senso la Madre è divenuta offerta gradita al Signore e allo stesso tempo si fa offerta con Gesù in riparazione dei peccati dell’umanità. La spiritualità del Sacro Cuore di Gesù è oblativa e dossologica e in questo senso l’offerta della Madre di sé stessa acquista valore e significato nella dossologia eucaristica perché Lei si offre con Cristo, in Cristo e per Cristo.

I due piedi nudi fanno vedere che il suo corpo è completo. I piedi sono in movimento e rappresentano la vita dell’Apostola in cammino che ha fretta di portare a tutti il Vangelo dell’Amore e del perdono sulle strade del mondo.