Homily of Cardinal Giovanni Angelo Becciu
Prefect of the Congregation for the Causes of Saints
Dear Brothers and Sisters,
The Word of God that has been proclaimed helps us capture the heart of the human and Christian stressfultressfyexperience of Blessed Clelia Merloni, manifesting the essential elements of her spiritual “face”. It is the face of a woman whose existence was marked in an astonishing manner by suffering and tribulation: the cross is the hallmark of her entire life! However, especially in the time of trials her gaze was always turned to God.
In the second reading, the Apostle Paul addresses the Christians of Corinth, indicating that love is the “most excellent way” to obtain the greatest charisms (cf 1Cor. 12:31). He affirms: “Love is patient and kind; love is not jealous […]; it is not irritable nor does it take into account the evil it receives […]; it excuses all, believes all, puts up with all” (Ibid. 13:4-6). For his part, the evangelist Luke puts these words on Jesus’ lips: “Love your enemies, do good to those who hate you, bless those who speak ill of you: (Lk 6:27).
These exhortations seem to find a fresh meaning in the life of Mother Clelia, who made them her own in a radical way, especially when she was struck by slander which caused her to be excluded from governance and then her very departure from the Institute she had founded. This was the time of her Calvary. A personal Calvary, difficult and traumatic, composed of solitude and isolation, of weakening of her health and of hardship, bringing her to the brink of despair. This was the moment of her encounter with her Spouse, Jesus Christ. How can we not see her assimilated into the one who, on the cross, suffered abandonment, scorn, disgrace and failure, stripped of all human dignity? Blessed Clelia, following the example of Mary, who remained firm and unwavering at the foot of the Cross, not doubting her faith in God, in Him who never abandons his children in any stage of life, especially in the painful hour, which is often
Queste esortazioni sembrano trovare una nuova attualità nella vita della Madre Clelia, che le ha fatte sue in maniera radicale, specialmente quando è stata colpita da calunnie che ne hanno determinato la destituzione dal governo e poi addirittura l’allontanamento dall’Istituto da lei fondato. Fu il periodo del suo calvario. Un calvario personale duro e logorante, fatto di solitudine e di isolamento, di indebolimento della salute e di stenti, al limite della disperazione. Fu il momento dell’incontro con il suo Sposo, Gesù Crocifisso. Come infatti non vederla assimilata a Colui che sulla croce patì l’abbandono, il disprezzo, l’ignominia, il fallimento, lo spogliamento di ogni dignità umana? La Beata Clelia, sull’esempio di Maria che rimase ferma e incrollabile ai piedi della Croce, non dubitò della sua fede in Dio, in Colui che mai abbandona i suoi figli in ogni stagione dell’esistenza, soprattutto nell’ora dolorosa, molte volte inestricabile da capire e dura da accettare.
Ella condivise la ferita del Cuore di Gesù, rispondendo alle ostilità e al disprezzo con la carità. Deponeva ai piedi del Tabernacolo ogni contrarietà: lì era il suo punto di appoggio. Di fronte al Cuore di Gesù riconosceva la sua volontà di riconciliazione con tutti, trovando la forza di perdonare quanti la perseguitavano. Pur avendo un carattere forte si dimostrò di una tenerezza straordinaria nel dimenticare le offese subite, testimoniando così la potenza vincitrice della carità, che non si adira, non tiene conto del male ricevuto, tutto scusa, tutto sopporta. Non parlò mai a danno di qualcuno, anche di quante, specialmente all’interno della sua Congregazione, le erano ostili; abbracciava le sofferenze, offrendole al Signore e vedendo in esse le varie sfaccettature dell’Amore di Dio nei suoi confronti.
Così, con la sua vita donata in oblazione totale, è stata la fondatrice delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù, testimoniando nella sua carne il carisma dell’Istituto. Un carisma attuale e affascinante: offrirsi totalmente e gioiosamente al Cuore di Gesù per essere segno vivo e credibile dell’amore di Dio per l’umanità.
Il centro della sua fede rimase sempre il Cristo, incontrato soprattutto nel mistero eucaristico, nelle lunghe ore passate in cappella, anche di notte e da malata. Racconta una testimone: «Dopo gravi avvenimenti, si rifugiava in cappella e molte suore anziane che la vedevano riferiscono che si doveva scuoterla con la mano per farla rispondere perché si inabissava nella contemplazione di Dio e in Lui si fermava come in estasi profonda» (Informatio, 67).
Questa centralità eucaristica rifluiva nella sua attenzione verso il decoro dell’altare, delle funzioni liturgiche, delle chiese, per la solennità dei giorni di festa, soprattutto verso i sacerdoti, ministri dell’altare, per cui in particolare pregava, specialmente per quelli in crisi.
È stata una religiosa che sempre ha guardato solo a Dio; il suo motto era “Dio solo”. Dio prima di tutto e al di sopra di ogni cosa. Valeva la pena sceglierlo come unico Ideale della vita e confidare solo in Lui, soprattutto alla luce dell’esperienza, vissuta sulla propria carne, del crollo di tante certezze umane. Ben a ragione poteva raccomandare alle sue consorelle: “Imprimi nel tuo cuore che Dio solo è il tuo unico bene e il tuo unico rifugio”.
Tutta e sola di Dio, ne assaporò la continua presenza vivendo tuffata nel soprannaturale, a tal punto da essere trasformata in “fiamma d’amore”
Intensa e costante fu infatti nella Beata Clelia la vita di preghiera contemplativa. Le testimonianze sono concordi nell’asserire che pregava continuamente, mantenendo lo sguardo fisso su Dio, scrutando la sua Parola e intrecciando la sua preghiera con ogni sua azione: la sua vita era diventata preghiera. Era talmente attaccata alla preghiera che l’unione interiore con Dio la induceva a saltare i pasti. «Quando le chiedevano: “Madre, come fa a vivere senza mangiare?”, rispondeva che il suo pasto era la preghiera» (Informatio,35).
Ma ecco un’altra linea del volto spirituale della Beata Clelia Merloni: proprio perché donna tutta di Dio, è stata donna tutta dei fratelli, specie i piccoli, i poveri, i semplici, gli indifesi. Il suo amore per Dio non poteva non riflettersi e non incarnarsi nell’amore per l’uomo, immagine viva e palpitante di Dio. Il suo cuore era aperto a tutti, specialmente verso i malati e i sofferenti; seppe fare proprio il bisogno altrui, fino a privarsi spesso del necessario; dimostrò sempre una tenerezza speciale, una compassione innata per ogni sorta di sofferenza, per sovvenire alla quale si sottomise a qualunque disagio e fatica, estinguendo quella sete di carità e di zelo cha ardeva in lei. Nelle opere di carità non conosceva limiti e si immedesimava pienamente nei problemi altrui; quanti hanno vissuto accanto a lei asseriscono: «Se vedeva un bisognoso e non poteva aiutarlo si sentiva venir meno per la pena. Di fronte alla carità non capiva nulla» (Informatio,53).
Cari fratelli e sorelle, i Santi ed i Beati sono per noi messaggi vivi e vissuti di Dio. Per questo la Chiesa li propone a noi come esempi da venerare e imitare. Apriamoci, dunque, al messaggio che la Beata Clelia Merloni ci trasmette in maniera tanto chiara attraverso la sua vita e le sue opere. Le sofferenze morali l’hanno reso una donna forte e coraggiosa che ha saputo testimoniare l’amore di Gesù in ogni circostanza. Unirsi al Cuore di Gesù trafitto e il voler vivere la passione di Cristo, comporta la consapevolezza che l’abbraccio della Croce è condizione essenziale per far sgorgare la vita attorno a noi e non permettere che prevalga la morte su di essa, l’odio sull’amore, la divisione sulla comunione. La Beata infatti mai si arrese di fronte agli oltraggi e alle calunnie di ogni genere. Reagì espandendo amore ovunque soprattutto verso i più deboli, i più disagiati e adoperandosi per l’assistenza e l’educazione religiosa delle giovani generazioni. Non solo, ma ha saputo partecipare il suo ardente desiderio di amore a Dio e ai fratelli ad altre compagne con le quali iniziò in modo originale un’espe¬rienza di vita religiosa dedicata al Sacro Cuore, ove ad emergere come elementi essenziali del carisma furono la preghiera e la sofferenza. Dimensioni che non mancarono mai nell’esistenza della Beata e con le quali fece crescere e governò l’istituto, lasciando in eredità alla Chiesa un’interpretazione quanto mai attuale del senso dell’autorità come autorevolezza nel dono e nell’amore.
Care Apostole del Sacro Cuore di Gesù, oggi ci rallegriamo con voi nel vedere ascritta tra le Beate la Madre Clelia. Vi chiediamo di mantener vivo il suo carisma e soprattutto la sua spiritualità oblativa, il cui fulcro è l’amore che tutto sopporta e perdona. La missione, per la quale è stata fondata la vostra Famiglia religiosa, è sempre attuale. Il motto del vostro Istituto, Caritas Christi urget nos – l’Amore di Cristo ci spinge -, vi impegna a fare proprie queste parole di S. Paolo, irradiando amore senza sosta e senza limiti.
Chiediamo al Signore che il sentiero di santità, che la Madre Clelia Merloni ci ha mostrato con la vita sostenuta dall’amore alla Croce, possa diventare ogni giorno il tracciato luminoso e sicuro del nostro cammino d’amore per Dio e per i fratelli.
Ripetiamo insieme: Beata Clelia Merloni, prega per noi!