Madre Merloni beata: la carità contro il disprezzo
A San Giovanni in Laterano la Messa presieduta dal cardinale Giovanni Angelo Becciu: «È stata donna tutta dei fratelli, specie i piccoli, i poveri, i semplici, gli indifesi, i malati e i sofferenti». De Donatis: «Modello di cammino riuscito»
«Voglio farmi santa» È la preghiera ricorrente negli scritti di madre Clelia Merloni, fondatrice delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù, elevata agli onori degli altari sabato 3 novembre nella basilica di San Giovanni in Laterano. Oltre quattromila i fedeli presenti alla beatificazione della religiosa presieduta dal cardinale Giovanni Angelo Becciu, prefetto della Congregazione delle cause dei santi. Giovani e famiglie provenienti da varie parti del mondo e dalle province italiane dove è presente la congregazione, che oggi conta oltre 1.100 suore, insegnanti e alunni dell’istituto “Cor Jesu” di Roma, annesso alla casa generalizia, tutti muniti di un foulard arancione con l’immagine della religiosa.
Nella casa generalizia in un’urna di vetro è custodito il corpo della beata, nata a Forlì il 10 marzo 1861 e morta a Roma il 21 novembre 1930. A 88 anni dalla sua morte il corpo è rimasto incorrotto. Il rito si è aperto con la richiesta da parte del cardinale vicario Angelo De Donatis di procedere alla beatificazione della suora. Il cardinale Becciu ha quindi letto la lettera apostolica con la quale Papa Francesco ha iscritto madre Clelia tra i beati fissandone la memoria liturgica al 20 novembre. Un lungo applauso ha accolto la proclamazione mentre due religiose scoprivano l’immagine della nuova beata.
Madre Miriam Cunha Sobrinha, superiora generale delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù, ha portato all’altare la reliquia, una parte della falange della beata Merloni. Il miracolo attribuito all’intercessione di madre Clelia e approvato da Papa Francesco è avvenuto nel 1951. Il medico brasiliano Pedro Angelo de Oliveira Filho fu improvvisamente colpito da una grave paralisi di tutto il corpo. Suor Adelina Alves Barbosa diede al malato, che aveva difficoltà a deglutire, poche gocce d’acqua contenute in un bicchiere nel quale aveva immerso una piccola reliquia di madre Clelia, un pezzetto del tessuto del velo da lei indossato. La guarigione fu quasi istantanea e in pochi giorni il medico tornò a camminare normalmente.
Durante la celebrazione è stato più volte rimarcata la sua totale fiducia nel Signore, la sua fede autentica che non ha vacillato neanche nelle «impressionanti» tribolazioni. Il cardinale Becciu ha ricordato il «calvario» vissuto dalla religiosa a causa delle calunnie che la portarono alla destituzione dal governo e addirittura per dodici anni l’allontanamento dall’istituto che aveva fondato il 30 maggio 1894 a Viareggio. La sua arma vincente era la carità con la quale rispondeva alle ostilità e al disprezzo, dando così concretezza al motto dell’istituto “Caritas Christi urget nos – l’Amore di Cristo ci spinge”. «Un calvario personale duro e logorante – ha affermato il porporato – fatto di solitudine e di isolamento, di indebolimento della salute e di stenti, al limite della disperazione». Ma nonostante tutto la religiosa dimenticò le offese subite mettendo sempre Cristo al centro della sua vita tanto che il suo motto, ha ricordato il cardinale, era «Dio solo». Grazie a questa sua profonda unione con il Padre, il cardinale ha evidenziato che è «stata donna tutta dei fratelli, specie i piccoli, i poveri, i semplici, gli indifesi, i malati e i sofferenti. Seppe fare proprio il bisogno altrui, fino a privarsi spesso del necessario». Da qui l’invito ad imitare l’esempio della beata Clelia capace di «testimoniare l’amore di Gesù in ogni circostanza».
Rivolgendosi alle Apostole del Sacro Cuore di Gesù il porporato le ha esortate a «mantener vivo il suo carisma e soprattutto la sua spiritualità oblativa». Tra i concelebranti, oltre al cardinale vicario Angelo De Donatis, il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, il vescovo di Trapani Pietro Maria Fragnelli, l’arcivescovo di Loreto, Fabio Dal Cin e decine di sacerdoti. Per il cardinale De Donatis madre Clelia rappresenta un «modello di cammino riuscito», una donna capace di abbandonarsi totalmente alla volontà di Dio «nella certezza che nessuna prova è senza senso e senza valore. Questo il segreto della sua santità». Ha ricordato l’attualità del carisma ecclesiale della religiosa che poneva al centro gli orfani, i migranti e gli abbandonati. «Possa la chiesa di Roma accogliere la testimonianza di madre Clelia e beneficiare del suo esempio» ha concluso. Per madre Miriam Cunha Sobrinha, la nuova beata è la testimonianza che «il Sacro Cuore è la luce che illumina la notte».
Fonte: Romasette.it