Vita, opera e spiritualità di Madre Clelia Merloni

La Riparazione

La catechesi sulla Riparazione ci accompagna attraverso gli insegnamenti di Madre Clelia Merloni, che ci invitano a una vita di fede e di amore profondo per il Cuore di Gesù. Con parole piene di saggezza e tenerezza, ci insegna che la vera santità si raggiunge attraverso la fiducia, il sacrificio e la carità vissuti quotidianamente. Le sue riflessioni ci rafforzano nella preghiera, nella perseveranza di fronte alle difficoltà e nell’impegno a seguire Cristo con fedeltà e speranza.

 

LA RIPARAZIONE NELLA VITA DI MADRE CLELIA MERLONI

“Quando l’amor divino s’impossessa di un cuore, vi suscita un gran desiderio di veder il suo Dio conosciuto, amato e servito; quest’anima si addolora e geme per le offese che altri fanno al suo divin Cuore, pieno d’amabilità e tenerezza per tutti. Si sente piena di slancio per ricondurgli quei peccatori che lo hanno abbandonato”. (Madre Clelia)

“Quando Dio ama, altro non desidera che essere amato. Non per altro ama, se non per essere amato, sapendo che coloro che l’ameranno si beeranno di questo stesso amore”. (San Bernardo Abate)

Testimonianze dalla Positio

Introduzione

La riparazione è un elemento essenziale, ma spesso incompreso, della spiritualità del Sacro Cuore. Gesù Cristo, nella sua vita, nel suo ministero pubblico, nella morte e nella risurrezione ha compiuto, una volta per sempre, la riparazione della divisione fra l’umanità e Dio come conseguenza del peccato. Riconosciamo nel mistero pasquale di amore e di riparazione da parte di Gesù un invito a noi di contraccambiare “l’amore per l’Amore”.

Lo spirito di riparazione pervadeva ogni aspetto della vita di Madre Clelia: l’accettazione della sofferenza, la preghiera, il rapporto con le consorelle e con tutti coloro che incontrava.

Contemplando il Cuore di Cristo, ella attingeva alle fonti del Suo amore ed era pronta a testimoniarlo ovunque, con la parola e con la vita. In questo modo l’Apostola diventava una riparatrice, il cui primo impegno era restaurare il Regno di Dio nel mondo attraverso la propria vita.

La riparazione, la sofferenza personale e la vita interiore di Madre Clelia

Madre Clelia intendeva la riparazione come risposta di amore senza riserve a Colui che ci ama e ci ha amato fino all’ultima goccia di sangue e l’ultimo respiro. Ci ha dato tutto, fino al punto che non c’era nient’altro da dare. L’amore evoca l’amore!

Come è possibile non desiderare di contraccambiare “l’amore per l’Amore”? Clelia Merloni sapeva che la Via della Croce è stata la Via dell’Amore per Gesù, per se stessa e per tutti coloro che obbediscono al comandamento di Gesù di prendere la propria croce e seguirlo.

Ha detto: “Infatti la vita di Gesù Cristo fu tutta intera una croce ed un martirio. La nostra deve rassomigliarle, tutta la vita cristiana e religiosa dev’essere una vita di vittima e di sacrificio”.

“Ricordati, figliuola mia, che tu non devi avere altro scopo che quello d’immolarti col tuo Sposo Gesù. La sposa non dev’essere più dello Sposo; quindi è tuo dovere seguirlo dovunque Egli vada, aiutarlo in tutto ciò che Egli fa, e volere come Lui esser vittima per la salvezza degli aggregati alle sette massoniche”.

“Tu non potrai dare a Gesù più sicura testimonianza della tua stima e del tuo affetto che rendendoti simile a Lui, giacché non si imitano se non coloro che si stimano, appunto perché l’amore trasforma l’amante nella persona amata. Che onore grande per te l’essere amata da Dio, vivere come il suo divin Figlio, parlare, operare e patire come Lui”.

Dal diario: “Tu vuoi prendermi tutto; di mio, o Gesù, non vuoi che mi resti più nulla, né di ciò che farò, né di ciò che patirò; tutto devo lasciare a tua disposizione, affinché tu ne disponga come meglio credi…a favore di quelle anime, di cui tu desideri la conversione. Eccomi pronta a compiere, con la tua divina grazia, quanto vuoi e desideri da me. Tu mi prometti di far scendere le più elette benedizioni… e che mi renderai partecipe della gioia della corredenzione, sacrificando tutto ciò che ho, tutto ciò che posso, e tutto ciò che sono a favore di quelle povere anime, che otterranno il sincero pentimento e il perdono dal tuo misericordioso e divin Cuore”.

Ad una Apostola Madre Clelia suggerisce:
“Si offra come vittima di lode e di riparazione per i peccati dell’umanità. Così facendo non altro le resterà che il desiderio del momento supremo in cui, inabissandosi nel Cuore di Gesù, vivrà con Lui per sempre nello splendore del suo Regno”.

La Riparazione nella preghiera secondo Madre Clelia

“Pregate, figliuole, per tanti vostri fratelli che non pregano mai!… Lodate, benedite, ringraziate, amate il Signore anche per quelli che non lo conoscono e non lo amano!”.

Queste parole di Madre Clelia rivolte alle sue figlie rivelano lo spirito di riparazione che definiva la sua preghiera e il suo rapporto con Dio. Richiamano i sentimenti di san Bernardo il quale chiedeva: “Perché non dovrebbe essere amato l’Amore?”. La risposta di Madre Clelia è chiara: pregate al posto di quelli che non pregano, amate Dio al posto loro, adorate e glorificate Dio per quelli che non l’adorano. Riparate il Cuore amorevole di Dio nel donare a Lui tutte le persone, perché Lui vuole che siano unite a Lui. Offrite a Lui tutti gli uomini.

Madre Clelia esortava le sue consorelle a visitare spesso, durante il giorno, Gesù Sacramentato custodito nel tabernacolo, dicendo che le loro visite dovevano supplire alle dimenticanze di quanti lo trascurano. Le esortava a pregare per tutti… ed a consolare il Cuore di Gesù, riparando le ingratitudini, l’indifferenza e gli oltraggi di coloro che vivono lontani da Dio. In questo modo sia lei che le sue consorelle divennero le portatrici viventi di questo messaggio che per il mondo odierno è di basilare importanza se pensiamo a quanto l’amore di Dio viene spesso oltraggiato.

Fin dall’infanzia, Clelia soffriva intensamente per l’allontanamento del padre dalla Chiesa e offriva la preghiera e la vita per la sua conversione.

Un testimone ricorda:
“Dal momento in cui comprese che cosa fosse il peccato Madre Clelia decise di offrire la vita per i peccatori, primo fra tutti suo padre, massone, che si convertirà”.

Come fondatrice, continuava a manifestare questo desiderio ardente che tutti ritornassero a quel Cuore spezzato di amore per noi e bramoso di essere amato.

Un’altra testimone afferma:
“La Serva di Dio ardeva di zelo per le anime e si preoccupava per la loro salvezza eterna; pregava costantemente per i peccatori”.

Nella preghiera personale, esprimeva in modo straordinario il suo amore per Gesù e il suo desiderio che Lui fosse amato: “O Sangue Preziosissimo di Vita Eterna, … profondamente io vi adoro, e vorrei per quanto mi è possibile compensarvi delle ingiurie e degli strapazzi che voi ricevete continuamente dalle umane creature, e specialmente da quelle che temerariamente vi bestemmiano. E chi non benedirà questo Sangue d’infinito valore? Chi non si sentirà infiammato d’affetto verso Gesù che lo sparse?…O amore immenso che ci hai donato questo balsamo salutevolissimo! O balsamo inestimabile scaturito dalla sorgente di un amore immenso, fa’, deh! Fa’ che tutti i cuori, tutte le lingue ti possano lodare, encomiare e ringraziare adesso e per sempre”.

Allo stesso tempo, aveva capito bene che solo se unite alla preghiera di Gesù le nostre preghiere diventano riparatrici: “Unisci la tua orazione a quella che fa Gesù nel Santissimo Sacramento, e offri a Dio ciò che fa il tuo divino Sposo Gesù, per riparare ogni difetto e perdita di tempo che tu avessi fatto; unisci le tue lodi a quelle di Gesù, ed, entrando nelle sante sue intenzioni, offrile al posto delle tue al divin Padre”.

Madre Clelia persisteva nello spirito di preghiera riparatrice fino ai suoi ultimi giorni. Tornata all’Istituto dopo dodici anni di esilio, trascorse gli ultimi due anni e mezzo di esistenza terrena in una stanza della Casa Generalizia adiacente al coretto, dalla quale poteva partecipare alle preghiere comunitarie e adorare l’Eucaristia per tutto il giorno. Le sue preghiere negli ultimi anni della sua vita, unite alla sofferenza eroica, incarnarono lo spirito di penitenza in riparazione delle apostasie dei sacerdoti e sicuramente dell’allontanamento di tanti uomini dal cuore del suo amato Gesù.

“Sia sempre benedetto e ringraziato il mio diletto Gesù, che col suo Sangue ci ha salvati”.

La riparazione nel rapporto con il prossimo secondo Madre Clelia

Madre Clelia riconobbe il cuore spezzato di Cristo nei malati, nei poveri, nei sofferenti e nei bisognosi, e ciò la spinse a prendersi cura di queste membra del Corpo di Cristo al fine di alleviare le loro sofferenze.

Lo confermano i testimoni:
“Madre Clelia cercava di consolare e lenire i dolori di quanti venivano a contatto con lei.

La sua carità verso gli infermi era estrema: ogni sofferente le faceva tanta pena, procurava dunque ogni mezzo per alleviarne le sofferenze”.

Forse ancor più nobilmente, Madre Clelia riconobbe nel maltrattamento subito dalle sue consorelle e dalla Chiesa un’occasione per perdonare ed estendere la misericordia come atto di riparazione. Quando “padre X” (Clelia rifiutò di diffamare la sua reputazione evitando di divulgare il suo nome) usò i soldi della congregazione per i suoi scopi provocandone il fallimento, quando la Chiesa la tolse dalla guida della Congregazione da lei fondata, e anche quando le azioni delle sue consorelle la costrinsero all’esilio, Madre Clelia rispose con amore tenero. Lei non interpretò con risentimento ciò che le era accaduto, pronta com’era ad ammettere i propri sbagli e, conseguentemente, a pentirsi e a cercare di ripararli. Allo stesso modo, era non di meno pronta a perdonare chi l’avesse fatta soffrire, offrendo a Cristo una misericordiosa risposta d’amore attraverso il perdono delle persone che le avevano recato danno, in particolare il sacerdote che le aveva sperperato il patrimonio avuto in eredità.

L’amore di Madre Clelia per il Sacro Cuore ha affinato la sua capacità di concentrarsi solo su Dio, ignorando le distrazioni dovute al senso di colpa, al rancore e all’autocommiserazione. Quando sperimentava l’angoscia o quando il suo cuore veniva ferito da quelli che amava, ella sapeva voltarsi verso Gesù e unire la sua sofferenza alla Sua, trovando in Lui ogni sostegno, ogni difesa ed ogni conforto.

Conclusione

Madre Clelia ha vissuto per “Dio Solo!”. Ella era innamorata di Dio, viveva di Dio. Tutta la sua vita era incentrata nell’amore del Cuore di Gesù, nella riparazione. A Lui e per Lui volle offrire un cuore pieno di amore, versando balsamo sul cuore ferito di Cristo: un vero atto d’amore e di riparazione. Il suo esempio insegna a noi tutti come essere così radicati nell’amore affinché le nostre parole e le azioni possano diventare fonte di guarigione per il nostro mondo deformato dal peccato.

Per la riflessione:
1. Dove vedo il cuore spezzato di Cristo nella mia vita e nelle mie relazioni?
2. Come potrebbe aiutarmi l’esempio di Madre Clelia a contraccambiare l’Amore con il mio amore?
3. A quale azione concreta di amore e riparazione potrebbe invitarmi il Sacro Cuore?
4. Come può la Via Crucis diventare una via d’amore per me?

Condividi:

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp

Vedi di più

La Speranza

La catechesi sulla spezanza ci accompagna attraverso gli insegnamenti di Madre Clelia Merloni, che ci invitano a una vita di fede e di amore profondo per il Cuore di Gesù. Con parole piene di saggezza e tenerezza, ci insegna che la vera santità si raggiunge attraverso la fiducia, il sacrificio e la carità vissuti quotidianamente. Le sue riflessioni ci rafforzano nella preghiera, nella perseveranza di fronte alle difficoltà e nell’impegno a seguire Cristo con fedeltà e speranza.

 

LA SPERANZA IN MADRE CLELIA

“Sì, mio Dio, solo perché differite di esaudirmi, io spero che mi esaudirete; e più voi mi respingerete, più mi abbandonerò con ardore confidenziale tra le vostre braccia paterne”. (Madre Clelia)

Testimonianze dalla Positio

Introduzione

La speranza cristiana scaturisce dalla realtà storica, concreta e precisa della promessa di Dio, proclamata e garantita in pienezza nella risurrezione di Cristo. Per Madre Clelia la speranza fu un vero programma di vita liberamente scelto, un’attitudine di costante e fidente attesa della realizzazione di questa promessa.

Speranza come adesione alla volontà di Dio

In ogni istante della sua vita Madre Clelia ha testimoniato la sua ferma adesione alla volontà di Dio, nel quale ha riposto sempre una grande speranza. Ella si è sempre sentita figlia di Dio, Creatore e Padre, abbandonandosi completamente nelle Sue braccia.

Afferma un teste:
“La Serva di Dio ha continuamente manifestato la sua speranza in Dio: sia quando dà, come quando toglie, perché lo scorgeva Padre che tutto vede e che, a Suo tempo interviene e provvede, tanto per l’umano come per lo spirito”.

Il completo abbandono nelle braccia del Padre costituiva il filo conduttore della vita: questa visione la faceva essere fortemente convinta che Dio si sarebbe preso cura sia del suo futuro, sia del futuro della Congregazione, sia del futuro delle persone a questa affidate.

Speranza nei beni eterni

Sappiamo che la fede in Cristo fa sì che la speranza diventi certezza, soprattutto per quanto riguarda la salvezza; la speranza poi dà un ampio orizzonte alla fede e riporta l’anima verso la vera vita. Può ben dirsi che Madre Clelia possedesse una speranza illimitata, infatti teneva sempre fissi i suoi occhi verso la meta del paradiso, guardava i santi, quali intercessori che l’avevano preceduta in cielo. Rifletteva spesso sulle realtà soprannaturali e nutriva una profonda speranza di raggiungere il premio eterno.

Speranza e preghiera

All’esercizio della speranza da parte di Madre Clelia, si associava il suo eccezionale spirito di preghiera, ciò per dire che la prima traeva slancio e rafforzamento dalla seconda. Nonostante i tempi difficili, la madre non si scoraggiò mai, confidando ciecamente nell’arma della speranza: maggiori erano le difficoltà che si presentavano più intenso diveniva il suo pregare.

Sono significative le parole di questo teste:
“Io penso che, solo il saper accettare ed attendere, pregando, la soluzione dei complicati problemi delle figlie e dell’Istituto, dimostra quanto viva, stabile e solida fosse in lei la virtù della speranza. La Madre Fondatrice, nei momenti difficili dell’Istituto era solita dire: «preghiamo, accettiamo, ripariamo»”.

Speranza nelle angustie dello spirito

C’è un periodo della vita di Madre Clelia in cui le difficoltà che riguardavano la sua fondazione o la sua persona si fecero talmente opprimenti che la madre fu costretta ad abbandonare la Congregazione da lei stessa fondata. Fu un tempo tanto doloroso, quanto eroico perché neanche per un momento Madre Clelia cessò di sperare, fiduciosa che avrebbe superato degnamente questa prova e sarebbe ritornata poi tra le sue figlie.

Lo conferma un teste:
“È sempre stata sostenuta dalla speranza teologale specialmente nelle angustie del suo spirito, soprattutto nei tristi anni della sua uscita dalla Congregazione, ella ha sempre pregato e sperato che i problemi si sarebbero risolti, ritrovando l’armonia e così far ritorno nella famiglia spirituale da lei fondata. La sua ferma speranza è stata ricompensata, dopo anni di attese, con il rientro in Congregazione”.

Durante il suo esilio è stata proprio la virtù della speranza che la aiutò a sopportare la povertà, la precarietà della salute e tutte le sofferenze dello spirito. I testimoni che raccontano questo periodo della sua vita la ricordano ottimista e piena di luce divina: soltanto la presenza in lei di una fervida speranza poteva far sì che non cedesse mai nella disperazione, neppure nei momenti più oscuri.

Diffusione della speranza

Una virtù così raggiante non poteva non rivelarsi e diffondersi. Faceva di lei un faro di speranza per chiunque la conoscesse.

Affermano dei testi:
“Per la speranza posso dire che la Madre infondeva fiducia in Dio e incoraggiava chiunque stava nel disagio, indirizzandolo al S. Cuore di Gesù e di Maria, assicurando che se lo facessero con viva speranza e certezza nella bontà e potenza di Dio, avrebbero ottenuto le sue grazie”.

“Ricordo come un ritornello una delle sue frasi: «Continua a confidare e sperare contro ogni speranza nella potenza del Cuore di Gesù»”.

Conclusione

La speranza di Madre Clelia era incrollabile. Visse abbandonata nelle braccia della Divina Provvidenza, senza mai perdere la certezza di essere sempre e dovunque assistita da Dio, mantenendo la serenità del tratto, la pace del cuore e la pazienza nelle inenarrabili prove.

Riassumendo risulta chiaro che l’unico traguardo che Madre Clelia avesse fisso davanti ai propri occhi fosse il godimento di Dio: come l’Alpha e l’Omega della vita, come principio e fine di ogni aspirazione e di ogni lavoro, come il punto da raggiungere e come il mezzo, grazie al quale si arriva al capolinea.

Per la riflessione:
1. Che cosa ti dice la speranza di Madre Clelia?
2. Cosa può dire Madre Clelia all’uomo di oggi smarrito davanti al male e alla violenza che lo circonda, scoraggiato perché impotente?
3. È possibile oggi vivere la speranza come l’ha vissuta lei?

La Carità

La catechesi sulla carità ci accompagna attraverso gli insegnamenti di Madre Clelia Merloni, che ci invitano a una vita di fede e di amore profondo per il Cuore di Gesù. Con parole piene di saggezza e tenerezza, ci insegna che la vera santità si raggiunge attraverso la fiducia, il sacrificio e la carità vissuti quotidianamente. Le sue riflessioni ci rafforzano nella preghiera, nella perseveranza di fronte alle difficoltà e nell’impegno a seguire Cristo con fedeltà e speranza.

 

LA CARITÀ IN MADRE CLELIA

“Tu devi amare Dio con tutte le tue forze e il prossimo in vista di Dio; non risparmiandoti in nulla e sostenendo qualsiasi sacrificio per adempiere la sua santa volontà”. (Madre Clelia)

Testimonianze dalla Positio

Introduzione

La carità è la virtù che ci unisce a Dio, nostro fine ultimo, in modo soprannaturale, con un vincolo assoluto, donandoci il possesso reale di Dio e stabilendo una vicendevole amicizia tra lui e noi.

Essa costituisce l’essenza della perfezione cristiana, suppone e racchiude tutte le altre virtù e senza di essa le altre virtù non avrebbero alcun valore. Di questa carità era piena la Serva di Dio Clelia Merloni.

Carità verso Dio

La carità verso Dio era la ragione stessa della vita di Madre Clelia, si manteneva costantemente unita al Signore nella meditazione della sua paterna bontà e dei misteri della fede. L’amore per Dio era per lei come un fuoco che bruciava, per questo amore consacrò tutta la sua vita.

Racconta un teste:
“Sulla virtù della carità, posso attestare che la Serva di Dio la praticava eroicamente; questo lo posso dire senza paura di sbagliare perché i lunghi anni vissuti accanto a Madre Clelia mi hanno fatto capire quanto essa amasse e praticasse la carità. Prima di tutto amava Dio e la sua santa Legge sopra ogni cosa e amava tanto il Sacro Cuore di Gesù e Maria”.

Viveva continuamente in unione con il Signore e ciò si vedeva soprattutto dal fatto di quanto e come pregava.

Ecco come la ricorda una teste:
“Quello che posso dire circa la carità della Serva di Dio verso il Signore è che ella era in costante intima unione con Lui, tramite la preghiera vocale e mentale. Dall’insieme delle lettere che la madre scriveva alle sue figlie spirituali si capisce come ella fosse piena di amore di Dio, inculcando tale amore alle medesime sue figlie. Essendo stata io nella casa dove la madre ha trascorso l’ultimo anno della sua vita posso dire che il suo desiderio è stato quello di vivere e morire in Dio”.

Non soltanto il suo amore verso Dio era grande ma anche aveva una forza tale da far accrescere questa virtù anche nei cuori degli altri. Questo suo desiderio d’inculcare negli altri la carità verso Dio assumeva talvolta un carattere così semplice, che faceva un’impressione fortissima sulle persone che le stavano accanto.

Leggiamo un’altra testimonianza:
“Prima di uscire dalla stanza della Madre la Serva di Dio mi disse: «Dammi il crocifisso (lo teneva sempre presso di sé), bacialo. Vuoi bene a Gesù? Amalo tanto tanto». Mi è rimasta nella mente l’impressione di una Madre serena, molto molto affettuosa, desiderosa che fossimo vere suore e che amassimo tanto il Cuore di Gesù”.

Carità verso il prossimo

La perfezione non si esaurisce nella carità verso Dio, deve anche estendersi al prossimo, amato per amore di Dio. Madre Clelia era cosciente della presenza di Dio in ogni persona, conseguentemente cercava di assumere un atteggiamento che fosse il più aderente possibile a quello che avrebbe avuto Gesù stesso.

Racconta una delle suore:
“Il suo sconfinato amore era indirizzato anche verso il prossimo; la carità verso i poveri, i malati, i bambini, era la sua caratteristica; era sensibile ai bisogni altrui. Era voce comune l’affermazione secondo la quale la Madre nel soccorrere i bisognosi aveva “le mani bucate”. Inutile dire che l’origine di tale operosa carità è stato Dio stesso”.

Era zelante per la salute delle anime; lo esprime la seguente deposizione di un teste:
“La Serva di Dio aveva molto zelo per la salvezza delle anime: pregava e faceva molta penitenza per la loro salvezza. Amò sinceramente i suoi nemici, inserendoli nelle sue preghiere ed esortando le sue suore a unirsi alle sue preghiere”.

Anche il suo rapporto con le figlie spirituali era sempre molto caloroso.

Racconta un teste:
“Tutte le suore erano contente quando si presentava l’occasione di dover trattenersi con la nostra Ven.ma Madre Fondatrice. Ascoltava con pazienza tutto quanto le dicevano; dava avvisi e consigli, oppure faceva osservazioni e anche riprendeva, ma sempre con carità”.

Madre Clelia insegnava l’importanza del rispetto e dell’amore reciproco sia con la parola che con l’esempio. Voleva che lo spirito di carità regnasse nella sua Congregazione e non si stancava mai di inculcarlo nelle giovani suore.

“Di fronte alle mancanze di carità ella esigeva subito l’atto della riconciliazione; non ammetteva che la disarmonia separasse il cuore delle sue figlie. Le penitenze che ella dava consistevano, quasi sempre, in preghiere o in umili servizi resi alle suore”.

L’espressione più alta della carità in Madre Clelia è il perdono. Durante la sua vita ha ricevuto tante offese anche da parte delle proprie consorelle. Lei ha risposto sempre con carità, pazienza e perdono. In tal modo non solo ha imitato il suo Salvatore, ma si è identificata con il Cuore di Gesù, tradito e trafitto e ha partecipato al Suo atto di Redenzione. Come Gesù, Madre Clelia ha versato l’olio della carità sui danni ricevuti e poi ha trasformato quelle ferite in fontane d’amore che si è riversato su tutti quelli che l’hanno fatta soffrire. Nel 1927, quasi alla fine della sua vita, dopo tante prove, incomprensioni, calunnie, Madre Clelia ha esclamato:

“Voglia il Divin Cuore di Gesù esaudire questo mio voto e concedermi la grazia che, unite tutte in Lui coi sacri vincoli della Carità, seppellendo nell’oblio un dolorosissimo passato, io possa trascorrere i brevi giorni che ancora mi restano, nel ritiro e nella pace del mio Istituto”.

Conclusione

L’ardore della carità presente nella vita della Serva di Dio era ancora forte nel suo cuore quando venne riammessa, dopo l’ingiusto esilio, nella Casa Generalizia a Roma.

Negli ultimi due anni della sua vita diede alle consorelle i più fulgidi esempi di carità. Veramente il motto paolino “Caritas Christi urget nos” era la trama sostanziale di ogni suo atto e le suore, specialmente le più giovani, ne erano santamente edificate.

Per la riflessione:
1. Che cosa ti dice la carità di Madre Clelia?
2. Cosa può dire Madre Clelia all’uomo di oggi sempre più portato all’individualismo, all’egoismo, alla ricerca del vantaggio personale?
3. È possibile oggi vivere la carità come l’ha vissuta lei?