Vita, opera e spiritualità di Madre Clelia Merloni

Libri

La Madre Scrive

Titolo: La Madre Scrive
Sottotitolo: Lettere di Madre Clelia Merloni
Autore: Apostole del Sacro Cuore di Gesù
Data di pubblicazione: 2019

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Caro giovane,
Questo libro è stato preparato con affetto pensando a te che puoi trovare nelle lettere di Madre Clelia Merloni, Fondatrice delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù, un orientamento e una ispirazione per le diverse circostanze della vita. Qui ne sono state selezionate alcune, raggruppate nei seguenti temi: “La vita spirituale”, “A te giovane”, “Come te ”, e “Cercare la Santità”. A corredo di ciascuna lettera sono stati inseriti commenti di vari autori di spiritualità rendendo così le parole della Madre più eloquenti e vicine alla realtà personale.
La chiamata ad essere migliori ogni giorno ci spinge alla ricerca della santità, perché ogni persona è intimamente toccata dal dono di Dio per progredire nel cammino dell’amore.
Partendo da questo principio, Madre Clelia con il suo esempio e i suoi scritti ha confermato che sulla via della santità si fa un passo alla volta: il percorso avviene per tutta la vita, ma deve essere costante.
Madre Clelia era preoccupata di dare ai bambini e ai giovani una formazione integrale, ha insistito sulla pratica del buon esempio, ha detto: “Le parole stimolano ma gli esempi trascinano”. Vogliamo, con queste lettere di Madre Clelia, offrirti un percorso da seguire, un esempio da imitare, parole da ascoltare, una presenza amica e materna da percepire. Siamo sicure che Madre Clelia, attraverso le sue parole, ti accompagnerà e ti guiderà sulla via del bene.
Ti auguriamo un luminoso percorso alla presenza di Madre Clelia.
Facciamo dei suoi insegnamenti, una luce sul nostro cammino!

Madre Miriam Cunha Sobrinha
Superiora Generale

Come un chicco di grano

Titolo: Come un chicco di grano
Sottotitolo: Biografia di Madre Clelia Merloni
Autore: Nicola Gori
Editore: ‎Effatà Editrice
Data di pubblicazione: 2017

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«Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12,24).

Tale era la vita di Madre Clelia Merloni (1861-1930), Fondatrice delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù: donna forte, coraggiosa, gentile, compassionevole con tutte le persone che ne avevano bisogno: bambini, orfani, donne povere e abbandonate, giovani, anziani e famiglie. Ha saputo essere creativa nell’ amore, aprendo molte possibilità e opportunità per aiutare queste persone concretamente. Ha usato estrema carità anche

con le sue figlie di religione, perdonandole e allontanando dalla sua mente, dal suo cuore e dalle sue labbra pensieri e parole di vendetta o di condanna. Il motto dell’Istituto: «La carità di Cristo ci spinge» ha preso forma e visibilità attraverso la sua vita, vissuta con generosa gratuità nel distacco da se stessa.

L’autore di questo libro, lo scrittore Nicola Gori, attraverso il documento della «Positio», ha descritto in queste pagine la vita di Madre Clelia con chiarezza e competenza. Il titolo del libro esprime appieno la vita di una donna che si è donata interamente perché l’Istituto da lei fondato in onore del Sacro Cuore di Gesù trionfasse, nonostante le molte persecuzioni e calunnie di cui è stata vittima, dalle quali la figura di Madre Clelia è emersa purificata e santificata e ha segnato di luce evangelica il nostro cammino di Apostole. La sua preghiera di consegna totale di se stessa alla volontà di Dio e la sua sofferenza hanno fecondato il «terreno sassoso e spinoso» dell’Istituto, trasformandolo in «terra fertile» per ricevere il «seme» che, morendo, ha dato nuova vita all’Istituto delle Apostole. La sua fiducia illimitata nel Cuore di Gesù e nella Provvidenza Divina ha

fatto fiorire l’Istituto in molte parti del mondo. Il «chicco di grano» ha prodotto e continua a produrre molto frutto attraverso la presenza di ogni Apostola che dedica la sua vita a Cristo nella preghiera e nel servizio disinteressato e gratuito al prossimo, nella formazione integrale della persona umana, nel recupero della dignità perduta di tante persone che sono vittime di violenza e di schiavitù, così come nel servizio instancabile di

evangelizzazione.

Nelle pagine che seguono sarà possibile constatare che la nostra Madre ha vissuto con eroismo e in pienezza l’ottava beatitudine: «Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. RALLEGRATEVI ED ESULTATE, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli, poiché così hanno perseguitato i profeti che hanno creduto prima di voi» (Mt 5,11-12).

Madre Clelia è stata modellata dalla sofferenza fin dall’infanzia; la sua vita è stata segnata da perdite significative che hanno plasmato il suo cuore materno. Ha sofferto molte calunnie e incomprensioni all’interno dell’Istituto, da sacerdoti e anche da vescovi che non la conoscevano, ma ha saputo trattare tutti con rispetto e dignità, pur sapendo di essere vittima innocente di persecuzioni non indifferenti che hanno messo a

dura prova la sua fede e la sua salute.

Dice la Madre ad una delle sue figlie: «Dal momento ch’ io spontaneamente, sotto il divino impulso dello Spirito Santo, mi sono consacrata al suo Divin Cuore, è giusto ch’ io non ambisca altra gloria, che quella di essere umiliata, disprezzata, calunniata, dimenticata da tutti, non compatita da nessuno … e ritenga per fede che la Divina Provvidenza ogni cosa sapientemente ordina e dispone in pro e vantaggio dell’anima mia, nonché per il meglio dell’Istituto stesso. No, figliuola mia, non accusiamo le creature di ciò che fa Dio per loro mezzo. Esse non sono che gli strumenti in mano a Dio» (tratto dal Manoscritto Grande, vol. I).

Madre Clelia offriva tutto al Cuore di Gesù e accettava ogni cosa come permessa da Dio, perché l’Istituto si solidificasse ed espandesse. La sua vita fu un’offerta costante per la

maggior gloria del Cuore di Gesù e la salvezza dell’umanità ferita dal peccato e bisognosa di misericordia. Era sicura che nessuna delle sue lacrime e di quelle delle sue figlie sarebbe andata perduta, perché il Sacro Cuore avrebbe ricompensato ogni sacrificio e sofferenza. In cielo avremo chiarezza di quello che oggi la ragione non è in grado di capire. La Madre dice: «Oh! come un giorno, al tribunale di Dio, saranno ben diversamente spiegati i misteri che la ragione umana cerca d’ interpretare come meglio può» (tratto dal Manoscritto Grande, vol. II).

 

Madre Miriam Cunha Sobrinha

Superiora Generale

Un amore senza resa

Titolo: Un amore senza resa
Sottotitolo: Madre Clelia Merloni
Autore: Domenico Agasso jr
Editore: ‎Effatà Editrice
Data di pubblicazione: 2018

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Il titolo di questo libro rivela l’ostinato amore di una grande donna per il Sacro Cuore di Gesù e per l’Istituto; amore che non si arrende mai: ama e si abbandona fino a dare la vita. Clelia Merloni è una donna che non ha misurato la genero-sità del dono totale di sé stessa per una causa nobile, come ha scritto nel suo Diario: «Si dà tutto a Lui, per trovare tutto in Lui». Giocarsi la vita per un ideale nobile è la più bella avven-tura d’amore che un essere umano può vivere su questa terra.
Madre Clelia ci ha lasciato un esempio attraente di quest’av-ventura: guardando alla sua testimonianza di vita tante altre giovani hanno avuto il coraggio di farsi Apostole del Sacro Cuore di Gesù. Hanno abbandonato ogni progetto umano, ogni affetto, ogni bene materiale, ogni possibilità di vita auto-noma, per farsi dono a Dio per il bene degli altri: sulle orme di Madre Clelia, esse seminano amore sulle strade del mondo come hanno fatto gli Apostoli di Gesù!
È bello sentirsi attratta e coinvolta in questo progetto d’amore che Dio ha sognato per Clelia; è bello, come lei, far sì che altre giovani possano conoscere, amare, seguire e servire il Signore. Gesù chiede a Clelia di essere Apostola del suo Cuore; come ha fatto con gli Apostoli, suoi amici più intimi, chiede di condividere con lei la sua vita pubblica, da spendere sulle vie «dalla Galilea alla Gerusalemme» di oggi.
Gesù non le ha risparmiato la via del Calvario, ma l’ha resa capace di percorrerla con pazienza e con grande generosità di cuore fino a trasformarla in via amoris.
Soltanto chi ha un cuore libero e una fiducia sconfi-nata nella Provvidenza è capace di abbandonare totalmente i propri progetti personali per accogliere con grandezza d’animo il progetto di Dio nella propria vita. Clelia, in tutta la sua esistenza, ha cercato di identificarsi pienamente con il Maestro e di conformarsi alla sua santa volontà senza riservare una minima parte per sé stessa. È stata una gigante nella fede e nell’abbandono fiducioso!
La giovane Clelia non ha fatto come il giovane ricco del Vangelo che non ha avuto il coraggio di vendere tutto ciò che possedeva per darlo ai poveri e seguire Gesù. È stata la figlia unica di Gioacchino Merloni, ricco imprenditore di Sanremo, cresciuta come una principessa sotto la cura di suo padre, che la voleva preparare per un futuro brillante. Ha voluto per lei un’educazione intellettuale raffinata, studio delle lingue fran-cese e inglese, lezioni particolari di pianoforte e ricamo in oro. Vestiti belli, viaggi, ragazzi che la corteggiavano, eppure lei ha considerato tutto questo una perdita nei confronti dell’amore di Cristo. Ha rinunciato a tutto per seguire lo sposo celeste che la chiamava a un ideale divino. Amare Gesù con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta sé stessa senza risparmiarsi: con l’unico desiderio di seguire Gesù da vicino, come gli Apostoli Giovanni, Pietro, Giacomo, Andrea…!
Raccomanda a noi sue figlie: «Impariamo ad essere Apostole non solo di nome, ma secondo lo spirito degli Apostoli… Vestendo l’abito dell’Apostola ne avete assunto gli obblighi, e dovete quindi a Gesù una corrispondenza d’amore senza riserve. E l’amore, voi lo sapete, o figliuole, consiste nel sacrificio e nella virtù. Siate gene-rose, e il Sacro Cuore vi ripagherà ogni pena al di là di quanto potete immaginare. Agite sempre con rettitudine, sotto lo sguardo di Dio, dimenticando voi stesse per soccorrere chi soffre, pazientare con le persone moleste, sopportare in silenzio tutte le pene che vi possono venire nel cuore, nello spirito e nel corpo» (Mg., I, p. 120 e Mg., II, pp. 159-160).
Lo scopo fondamentale per la sua opera è stato quello di «cercare con passione la gloria del Sacro Cuore di Gesù, propagan-done la devozione, cercando di riparare gli oltraggi ch’Egli riceve dai peccatori, specialmente dagli associati alle sette massoniche e dai Sacerdoti apostati» (Regole Manoscritte, 1). Si è offerta come «vittima sull’altare» per la conversione di suo padre e dei pecca-tori.
Nelle Regole Manoscritte, sotto il nome di «Direttorio» ha lasciato scritto: «Le Suore Apostole cercheranno di raggiun-gere questo scopo coll’offrire al Cuore Sacratissimo di Gesù tutte le opere di carità nelle quali le impiegherà l’obbedienza». Nell’e-lencare le opere, predilige la missione con i migranti, special-mente quelli italiani che vanno all’estero per farsi una nuova vita. Sono persone che hanno bisogno di assistenza materiale e spirituale. Lascia, però, intravedere che tale missione è aperta anche ai migranti di altre nazionalità.
In Castelnuovo Fogliani, su invito del vescovo di Piacenza mons. Giovanni Battista Scalabrini, ha fatto la revisione delle Regole Manoscritte per poter avere l’approvazione diocesana dell’Istituto e sotto richiesta del vescovo Scalabrini ha modifi-cato il titolo in «Apostole Missionarie del Sacro Cuore di Gesù»; tale cambiamento le costò moltissimo. Lo stesso Scalabrini ha approvato le Costituzioni. Tutto è avvenuto il 10 giugno 1900.
La Madre era una donna emancipata per il suo tempo e, direi, aveva uno sguardo lungimirante verso il futuro. La sua vita si sviluppa tra la fine dell’800 e l’inizio del ’900, in una società maschilista nella quale la donna era sottovalutata. Ella ha cercato di far capire, con la sua azione concreta, che la donna ha una sua dignità che doveva essere riscattata. Per questo stimo-lava le Suore a formarsi bene per poter formare donne libere e autonome, capaci di costituire una buona famiglia e trovare un posto di lavoro nella società. Aveva uno sguardo speciale per le donne povere e ignoranti, prive di formazione intellettuale: sapeva che erano viste come la parte più fragile, vulnerabile e sfruttabile della società.
Le prime opere da lei avviate manifestavano questa preoccu-pazione. Ha accolto subito, all’inizio della sua attività aposto-lica, le orfanelle, ragazze povere e bisognose di formazione e donne anziane malate e abbandonate; ma anche ragazze «dere-litte», trovate sulla strada, con bisogno di cure speciali per poter ricominciare una vita degna. Fra le testimonianze della Positio, troviamo quella di suor Eletta Celi che parla di una giovane prostituta che lei stessa ha accolto, le ha trovato un lavoro e le ha insegnato la dottrina cristiana, aiutandola a recuperare la sua dignità perduta a motivo della povertà estrema e della mancanza di un lavoro degno per sostenersi.
Madre Clelia ha sempre avuto un cuore sensibile nei confronti dei più deboli, più poveri e più bisognosi. Ha abbracciato le opere di misericordia corporale e spirituale come missione, senza badare alla condizione sociale: ella guardava la persona con uno sguardo tenero e con amore, aiutandola in ogni neces-sità, umana, materiale, intellettuale e spirituale.
È stata una fine educatrice e si occupava direttamente della formazione delle Suore e delle giovani, insegnava musica, piano-forte, ricamo e la dottrina cristiana. Vedeva l’educazione come opera di carità: le Suore insegnanti devono imparare a trattare tutte con dolcezza e fermezza per formare delle personalità forti e nello stesso tempo tenere.
L’autore di questo libro, lo scrittore Domenico Agasso, ha colto con proprietà il profilo personale della Madre e l’ha sviluppato con molta dimestichezza. Lo ringrazio per questo bel lavoro, che ci aiuterà a conoscere con maggior profondità le «tessere di varie misure e colori» che compongono il «mosaico» della vita di una donna forte, volitiva e tenace come Clelia Merloni; e di una ostinata Fondatrice, che con tutte le forze porta avanti il progetto d’amore che il Signore pian piano le fa scoprire tramite le vicende della sua vita umana e spirituale, nel quotidiano silenzioso della sua esistenza. Buona lettura!

 

Madre Miriam Cunha Sobrinha
Superiora Generale

Il diario di Madre Clelia Merloni

Titolo: Il diario di Madre Clelia Merloni
Sottotitolo: Donna del Perdono
Autore: Clelia Merloni e Nicola Gori
Editore: ‎Effatà Editrice
Data di pubblicazione: 2018

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Introduco il Diario con le stesse parole di Madre Clelia che descrive la sua offerta quotidiana e rivela i desideri del suo cuore di consacrata, sposa e madre.

Io Suor Clelia Merloni prometto a Nostro Signore Gesù Cristo di offrirmi ogni mattina in unione alle sue Sante Piaghe, al Divin Padre per la salvezza del mondo intero, e per il bene e perfezionamento, del mio Istituto. Lo adorerò in tutti i cuori che lo ricevono, nella Santissima Eucaristia. Lo ringrazierò della Sua degnazione nel discendere in tanti cuori sì poco preparati.

In tutto il Diario si intravede la sua preoccupazione per la salvezza dei peccatori e per il bene dell’Istituto da lei fondato. Lei ha offerto al Signore ogni specie di sofferenza e di dolore, fisico, morale e spirituale per le intenzioni che portava nel cuore.

Come scrive Nicola Gori, la vita della Madre è stata molto travagliata e di grande combattimento, umano e spirituale per superare i sentimenti più intimi che avrebbero voluto trascinarla giù per vie più comode alla natura, ma lei non ha ceduto mai e con coraggio ha scelto di percorrere la via stretta «armata» dalla preghiera e «rivestita» dell’umiltà. È ammirevole la fortezza di questa donna!

Vincere sé stesso è il decreto dei santi! Questa è la via che Dio ha tracciata a me pure, la via stretta, l’amore dell’umiliazione e delle croci, lo spirito di generosità, di sacrificio, la morte a tutto ciò che non è Dio e non guida la mia anima a Lui direttamente.

Con coraggio smisurato sceglie di seguire Cristo percorrendo la via dell’umiltà, cosciente che, scegliendo questa via, avrebbe scelto le umiliazioni, l’annientamento, le persecuzioni e le incomprensioni di ogni specie. Sapeva che questa via è stata battuta dal «Figlio dell’Uomo» molto prima di lei, quando Lui non ha trovato un posto degno per nascere a Betlemme e lo hanno deposto in una mangiatoia; quando è stato esiliato in Egitto per fuggire alle persecuzioni del re Erode, quando è stato incompreso dagli scribi e farisei, quando è stato tradito e venduto dagli amici ed è stato crocifisso soltanto perché ci ha amato fino allo stremo.

L’amore evoca amore e Clelia sceglie per sé la stessa strada e vuole con tutta la generosità dell’anima calcare le stesse orme del Signore:

Tu, o Gesù, precedi i miei passi e fa ch’io non mi rifiuti mai di battere le vestigia già da te, o Gesù, tracciatemi.

Lei concepisce l’umiltà come una «veste» che l’anima ha bisogno d’indossare per fare piacere a Gesù e vincere le tentazioni e le seduzioni del maligno. Vuole presentarsi allo Sposo con una veste bella, splendente, senza macchia, lavata nel «sangue dell’Agnello» per togliere le macchie del peccato e di ogni presunzione umana. Per perseguire questa meta impiegherà tutta la vita combattendo con la sua natura contro il nemico invisibile.

Clelia è stata una donna di forte personalità, volitiva, tenace, ferma, ma allo stesso tempo affettuosa, tenera, docile, capace di consegnare tutta se stessa per una grande causa, anche a costo di grandi sacrifici. In lei gli opposti trovano una perfetta armonia. Conosce i limiti della sua natura, ma non ha paura di salire le alte vette per trovare l’Amato della sua vita. Sa di non essere mai sola, Lui cammina con lei, anzi è Lui a prepararle la bisaccia per il cammino e il corredo per il «matrimonio»:

Gesù vuole ch’io mi vesta delle vesti nuove, che mi ha preparato il suo amore. Egli mi farà il corredo, io non avrò che da accettarlo dalle sue Santissime Mani. Quando Egli vorrà intrattenersi con la mia povera anima, questa deve vestirsi d’umiltà come vuole Iddio da me. Ecco il senso del modo con cui devo vestirmi: Tutto in me dev’esser mosso dallo spirito d’umiltà.

Nella «bisaccia» per il viaggio sa di dover portare gli «strumenti» necessari per percorrere la via d’ascesi che la preparerà all’incontro con lo Sposo desiderato: la fede, la preghiera, l’Eucaristia, il rosario, le mortificazioni, lo spogliamento, la rinuncia, l’abnegazione, l’abbandono totale alla Provvidenza e alla volontà di Dio.

Oggi ebbi l’ispirazione di tener l’occhio fisso in Dio, che più l’anima è chiamata a seguirlo da vicino, e più deve mortificarsi. Il perfetto spogliamento è la condizione più necessaria da offrire a Dio. Una cosa che si spoglia, la si lascia e non la si riprende più, bisogna lasciare le abitudini difettose, come si lascia un abito logoro che non riprende più.

Madre Clelia è consapevole che consegnare la vita per la conversione e la salvezza dei peccatori le costerà un prezzo molto alto, dovrà lottare con le «forze visibili ed invisibili» citate nel Diario, sa che, oltre a fare i conti con la propria natura umana, dovrà lottare con il nemico della Croce di Cristo che non vuole che le anime siano salvate.

Imperversino pure i venti delle tentazioni, sorgano pure tutti i miei nemici visibili ed invisibili, ma io trovandomi stretta con voi alla Croce, di nulla più temerò.

La Madre avverte la persecuzione del diavolo che la vuole impedire di indossare la veste dell’umiltà che la preparerà all’incontro con lo Sposo.

Conserva grande amore alla Croce di Cristo e manifesta il suo grande desiderio di farsi una con Lui sulla Croce. Nei confronti del Crocefisso usa un linguaggio nuziale: «estendendomi con Lui sulla Croce», vuole essere solidale al Signore nel massimo dolore, non lasciarlo da solo steso fra terra e cielo. Desidera condividere il suo destino e bere con Lui lo stesso calice amaro delle contraddizioni e dell’abbandono totale da parte delle persone più care.

Spesso nella meditazione usa il soliloquio, consigliando se stessa come se parlasse con un’altra persona, un modo, forse, di ascoltarsi una volta che ha vissuto in profonda solitudine. Nella preghiera colloquiava con Gesù e ha sempre mantenuto una profonda unione con Lui anche nei momenti di aridità e di deserto. Se il suo cuore e i sensi non riuscivano a sentire la presenza del Signore, la sua mente illuminata dalla fede le diceva che Lui era sempre presente. Quante volte ha dovuto sacrificare le proprie ragioni umane per dare spazio alla fede.

Il curatore Nicola Gori l’ha definita «donna del perdono». Credo che questa definizione racchiuda lo stile di vita di una donna che come «discepola e Apostola» ha imparato alla «scuola» del Cuore di Cristo, unico e vero Maestro, a perdonare sempre.

Gesù mi sussurra nell’anima che le opere sono la lingua del cuore; che dai frutti e non dalle foglie si conosce la bontà d’una pianta. Egli vuole ch’io perdoni di cuore tutti i torti ricevuti dai miei offensori non solo, ma che procuri di far loro tutto il bene che mi è possibile e specialmente di pregare tanto per loro, di compatirli, scusarli, e desiderarli a parte della sua gloria in Cielo.

La Madre vuole andare da Gesù completamente libera e, quasi alla fine del Diario, scrive sulla santa indifferenza, concetto usato nella spiritualità ignaziana:

a costo di qualunque sacrificio voglio arrivare alla santa indifferenza. Voglio essere di Dio senza restrizione; senza divisione. La provvidenza di Dio esige da me quest’indifferenza. Essendo Iddio sapienza e scienza infinita Egli sa e conosce quei mezzi che mi condurranno al conseguimento del mio ultimo fine con piena sicurezza. La santa indifferenza mi libererà da tutte le agitazioni, da tutte le angosce e sollecitudini, che derivano dal mio soverchio affetto alle cose create; questa sbandirà dal mio cuore tutte le passioni delle quali è continuamente combattuto; questa è la santa indifferenza che ricondurrà la calma all’anima mia, e sarà per me come un’anticipata felicità.

Precede, con le sue riflessioni sulla misericordia, santa Faustina Kowalska (1905-1937):

L’anima per quanto carica di miserie essa sia non deve mai aver paura di Dio, poiché Egli è sempre pronto ad usarle misericordia, ed il più gran piacere che possa avere Gesù è quello di poter condurre al suo Eterno Padre il più gran numero di peccatori che sia possibile. I peccatori ravveduti sono le glorie ed i gioielli di Gesù.

Ringrazio lo scrittore Nicola Gori per la bellissima interpretazione spirituale che ha fatto del Diario della nostra Beata Madre Clelia Merloni, sicuramente lei è stata «provata nel fuoco» secondo la logica evangelica e la sua vita testimonia che è il Signore a dire l’ultima parola, quando ci fidiamo di Lui!

 

Madre Miriam Cunha Sobrinha
Superiora Generale

Cento Cuori

Titolo: Cento Cuori
Sottotitolo: La vita di Madre Clelia Merloni
Autore: Paolo Damosso
Editore: ‎Edizioni Leggimi
Data di pubblicazione: 2023

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Nella sera di domenica 8 gennaio 2023, Festa del Battesimo del Signore, mi raccolgo per scrivere qualche pensiero sul testo intitolato “Cento Cuori”. Si tratti di un romanzo o di una sintesi di un film, poco conta, sta di fatto che ha attirato con forza la mia attenzione in quanto riguarda la vita piena di senso e di significato di una donna che ha fatto della sua vita una missione di perdono. L’autore, Paolo Damosso, a buona ragione si esprime così riguardo alle vicende di questa vita:Sessantotto anni vissuti su una giostra che è girata sempre, senza fermarsi mai e senza lasciarle tregua. Tante vite in una sola, difficile da spiegare. Quella della “protagonista” è l’esistenza semplice di una donna che ha vissuto dinamiche umane talmente complesse che per essere raccontate in maniera dettagliata servirebbe un’importante raccolta di libri, ma anche questi a poco servirebbero se non raccontassero quale realmente è stata: una vita donata per un ideale più grande della vita stessa, l’Amore!

In questo giorno, in cui la Chiesa ci propone di pregare il passo del Vangelo che racconta i fatti che hanno caratterizzato il Battesimo del Signore, siamo invitati a meditare proprio la manifestazione dell’amore del Padre verso il Figlio: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento” (Mt 3,17). Nel Figlio amato riconosciamo ognuno di noi che,

mediante le acque battesimali, siamo stati inseriti in questo grande Mistero della filiazione divina e siamo costituiti “figli nel Figlio” (cfr. Rom 8, 14-17), così che l’Amore di Dio per ogni uomo venga a trovare piena concretezza.

Proprio l’Amore di Dio trova ampio spazio nel cuore di questa donna che, sentendosi amata e perdonata dal Padre, ha saputo vivere radicalmente il suo battesimo, lasciando come vera e autentica eredità una valida testimonianza di chi ha vissuto in pieno le parole del Padre Nostro: “… rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori”.

Questa donna è Clelia Merloni, una romagnola, forlivese, che, nella sua vita quotidiana, non ha risparmiato le sue energie più nobili per dare volto e corpo al Vangelo, stabilendo una rete di sane relazioni umane e spirituali che hanno messo alla prova il suo carattere forte e il suo temperamento solare.

Posso immaginare quante lotte interiori ha dovuto affrontare per piegare se stessa e forgiare la personalità di una donna umile e dolce, forte e tenera, facendo sì che anche gli opposti caratteriali divenissero in Lei armonia!

Clelia ha voluto mettersi alla scuola del Vangelo e, come l’Apostolo Pietro, lasciarsi plasmare dalla fede in Cristo. Ha compreso che l’unico modo per vivere la vita cristiana in modo vincente e con gioia era viverla da “figlia amata”. Un Amore che ha incontrato tenendo fisso lo sguardo sul CUORE di Gesù, per poter superare le prove con serenità nonostante l’oscurità del momento presente. Scrive l’Apostolo Pietro: “… voi esultate anche se ora, per breve tempo, è necessario che siate afflitti da svariate prove, affinché la vostra fede, che viene messa alla prova, che è ben più preziosa dell’oro che perisce, e tuttavia è provato con il fuoco, sia motivo di lode, di gloria e di onore al momento della manifestazione di Gesù Cristo. Benché non l’abbiate visto, voi lo amate; credendo in lui, benché ora non lo vediate, voi esultate di gioia ineffabile e gloriosa, ottenendo il fine della fede: la salvezza delle anime” (1 Pietro 1,6-9).

Il momento della prova si presenta nella vita di Clelia come un fuoco ardente, forte e aggressivo che, solo se visto con gli occhi della fede, può aprire lo sguardo a orizzonti nuovi e inattesi. Come il fuoco infatti è capace di attestare il valore dell’oro puro, analogamente, il fuoco delle svariate prove che Madre Clelia ha dovuto affrontare, ne ha attestato il valore della fede. Più profonde e severe sono state le prove, più la sua fede ha assunto i connotati dell’autenticità di un’eroica vita cristiana. La fede autentica di Clelia è stata purificata e fortificata, affinché se ne potesse conoscere il vero valore caratterizzato dai tratti della perseveranza e della fedeltà, nonostante “l’oscurità della notte”.

Tra le prove che Clelia ha vissuto vi sono senza dubbio i tre esili, da lei affrontati con una fede che nel corso della sua vita si è andata a irrobustire tanto da concederle di intraprendere il cammino verso la santità, la cui meta ella si era prefissata già durante la sua giovinezza. Mi chiedo spesso cosa portasse nel suo cuore di madre quando dovette vivere il primo esilio dentro la propria casa di Alessandria (1911- 1916), rinchiusa in una camera, senza avere alcun contatto con quelle figlie e sorelle che tanto amava. Mi chiedo come avrà vissuto interiormente gli anni di esilio (1916-1928) a Torino, Roccagiovine e Marcellina, dopo essere stata abbandonata da quelle donne che anni prima l’avevano fedelmente seguita e a cui con tenacia aveva voluto dare il nome di Apostole, da quelle figlie carissime con le quali condivise il Carisma ricevuto dallo Spirito Santo, i sogni, i progetti, la vita stessa. Di certo non fu più facile l’ultima tappa d’esilio trascorsa nella Casa Generalizia a Roma (1928-1930), dove consumò gli ultimi anni della sua esistenza terrena. Dopo 12 anni di forzato esilio fuori dall’Istituto che ella con amore materno aveva voluto e fondato, le fu chiesto di ritornarvi e non per sentimenti di compassione verso una madre ormai anziana e malata ma solo perché l’Istituto venisse debitamente riconosciuto dalla Chiesa. Con atto di infinito amore, la Madre guardò oltre i suoi umani sentimenti e volando più alto delle aquile, con profonda umiltà e mansuetudine fece ritorno tra coloro che, nonostante i torti subìti, non aveva mai cessato di amare come figlie. Questo gesto di amore incondizionato segnò per l’Istituto l’inizio di una vita lunga e duratura. Nemmeno questo atto di assoluto amore e obbedienza placò il fuoco della prova acceso da mani umane tanto che a Clelia non fu data nemmeno la possibilità di abbracciare le sue amate figlie ma, chiusa in solitudine in una stanza, consumò nel cenacolo del silenzio e della preghiera gli ultimi giorni della sua vita terrena. Quante emozioni sofferte

avranno attraversato il cuore materno di Clelia! Ella, però, seppe immergersi alla scuola di Cristo sofferente e, proprio come il Maestro, andò oltre la croce e vide sorgere la stella luminosa della misericordia che la rese “donna di perdono”!

La fede di Clelia, radicata nell’Amore al Sacro Cuore di Gesù, trovò proprio nel perdono l’espressione più autentica della vita cristiana e decisamente le permise di affrontare il suo vissuto quotidiano senza guardarsi indietro, senza nutrire rancori o risentimenti ma con fiducia continuò a lanciare la sua vita verso l’orizzonte misterioso di Dio, che Ella seppe riconoscere come Divina Providenza. Era certa di essere guidata e ispirata da una “Provvidenza più che materna” nonostante le prove con cui doveva fare i conti.

Avvicinarsi alla vita di Madre Clelia, la prima Apostola del Sacro Cuore di Gesù, significa quindi mettersi a una scuola di valori che ci pongono in costante esodo nonché confronto con i sentimenti e gli atteggiamenti di Gesù! La sua esistenza si è andata così a costituire su un modello di vita scandito dal benedire, dall’amare e dal perdonare (cfr. Lc 6, 27-38). Tre verbi che nel loro profondo significato cristiano restituiscono la vita, fanno rinascere, aprono nuovi orizzonti di speranza e danno nuove chances per ricominciare.

Per questo Madre Clelia ha saputo intessere in maniera autentica ogni rapporto positivo o negativo che a occhio umano possa essere giudicato. Penso a quanti, pur fregiandosi dell’abito religioso, hanno tradito la sua fiducia: don Luigi Gelmini, suo direttore spirituale, don Clemente Leoni, l’amministratore infedele, don Gaetano Masotti, il cappellano, Sr Marcellina Viganò, la consorella carissima accolta con tanto amore nell’Istituto, Sr Elisa Pederzini e tanti altri che hanno fatto parte delle sue relazioni più care ma che la fragilità umana o il misterioso progetto di Dio hanno reso nella vita della Beata soggetti attivi di sfide importanti. Con tutti, indistintamente, ha saputo intessere relazioni di verità e carità, imparando a dare e ricevere perdono.

Scalda il cuore conoscere il rapporto che Clelia riuscì a intessere con Sr Gesuina (al secolo Maria Bambina), sorella minore di Sr Marcellina, quando, in un momento di grande debolezza umana, non riuscì a mantenersi fedele ai suoi voti religiosi. Madre Clelia, non tradì la sua vocazione di “Madre” e, senza interporre alcun tipo di giudizio, si prese cura dela giovane donna, trattando con tanta tenerezza e rispetto lei e la vita che portava in grembo. Con amore accolse la povertà di Maria Bambina, la fece sentire accolta e perdonata, facendosi

prossima a lei e a ogni sua necessità. La sostenne con tanta carità nei momenti più difficili, in specie quando, messa al mondo la sua bambina, dovette reinserirsi nel mondo del lavoro per poter dare una buona educazione a sua figlia. In Madre Clelia la carità ha trovato un volto e si è resa concreta e, contagiando con il Carisma da ella ricevuto il cuore di tante altre donne, è riuscita a toccare non un cuore soltanto ma un’infinità di cuori.

Mi è caro ringraziare lo scrittore e regista Paolo Damosso che con tanta delicatezza, saggezza e professionalità ha saputo cogliere i punti forti della vita di Madre Clelia e far conoscere

il suo grande cuore. Grazie Paolo ancora una volta! Che Madre Clelia, dal Cielo, ti benedica con Cento Cuori!

 

Madre Miriam Cunha Sobrinha
Superiora generale