Vita, opera e spiritualità di Madre Clelia Merloni

Cento Cuori

Titolo: Cento Cuori
Sottotitolo: La vita di Madre Clelia Merloni
Autore: Paolo Damosso
Editore: ‎Edizioni Leggimi
Data di pubblicazione: 2023

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Nella sera di domenica 8 gennaio 2023, Festa del Battesimo del Signore, mi raccolgo per scrivere qualche pensiero sul testo intitolato “Cento Cuori”. Si tratti di un romanzo o di una sintesi di un film, poco conta, sta di fatto che ha attirato con forza la mia attenzione in quanto riguarda la vita piena di senso e di significato di una donna che ha fatto della sua vita una missione di perdono. L’autore, Paolo Damosso, a buona ragione si esprime così riguardo alle vicende di questa vita:Sessantotto anni vissuti su una giostra che è girata sempre, senza fermarsi mai e senza lasciarle tregua. Tante vite in una sola, difficile da spiegare. Quella della “protagonista” è l’esistenza semplice di una donna che ha vissuto dinamiche umane talmente complesse che per essere raccontate in maniera dettagliata servirebbe un’importante raccolta di libri, ma anche questi a poco servirebbero se non raccontassero quale realmente è stata: una vita donata per un ideale più grande della vita stessa, l’Amore!

In questo giorno, in cui la Chiesa ci propone di pregare il passo del Vangelo che racconta i fatti che hanno caratterizzato il Battesimo del Signore, siamo invitati a meditare proprio la manifestazione dell’amore del Padre verso il Figlio: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento” (Mt 3,17). Nel Figlio amato riconosciamo ognuno di noi che,

mediante le acque battesimali, siamo stati inseriti in questo grande Mistero della filiazione divina e siamo costituiti “figli nel Figlio” (cfr. Rom 8, 14-17), così che l’Amore di Dio per ogni uomo venga a trovare piena concretezza.

Proprio l’Amore di Dio trova ampio spazio nel cuore di questa donna che, sentendosi amata e perdonata dal Padre, ha saputo vivere radicalmente il suo battesimo, lasciando come vera e autentica eredità una valida testimonianza di chi ha vissuto in pieno le parole del Padre Nostro: “… rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori”.

Questa donna è Clelia Merloni, una romagnola, forlivese, che, nella sua vita quotidiana, non ha risparmiato le sue energie più nobili per dare volto e corpo al Vangelo, stabilendo una rete di sane relazioni umane e spirituali che hanno messo alla prova il suo carattere forte e il suo temperamento solare.

Posso immaginare quante lotte interiori ha dovuto affrontare per piegare se stessa e forgiare la personalità di una donna umile e dolce, forte e tenera, facendo sì che anche gli opposti caratteriali divenissero in Lei armonia!

Clelia ha voluto mettersi alla scuola del Vangelo e, come l’Apostolo Pietro, lasciarsi plasmare dalla fede in Cristo. Ha compreso che l’unico modo per vivere la vita cristiana in modo vincente e con gioia era viverla da “figlia amata”. Un Amore che ha incontrato tenendo fisso lo sguardo sul CUORE di Gesù, per poter superare le prove con serenità nonostante l’oscurità del momento presente. Scrive l’Apostolo Pietro: “… voi esultate anche se ora, per breve tempo, è necessario che siate afflitti da svariate prove, affinché la vostra fede, che viene messa alla prova, che è ben più preziosa dell’oro che perisce, e tuttavia è provato con il fuoco, sia motivo di lode, di gloria e di onore al momento della manifestazione di Gesù Cristo. Benché non l’abbiate visto, voi lo amate; credendo in lui, benché ora non lo vediate, voi esultate di gioia ineffabile e gloriosa, ottenendo il fine della fede: la salvezza delle anime” (1 Pietro 1,6-9).

Il momento della prova si presenta nella vita di Clelia come un fuoco ardente, forte e aggressivo che, solo se visto con gli occhi della fede, può aprire lo sguardo a orizzonti nuovi e inattesi. Come il fuoco infatti è capace di attestare il valore dell’oro puro, analogamente, il fuoco delle svariate prove che Madre Clelia ha dovuto affrontare, ne ha attestato il valore della fede. Più profonde e severe sono state le prove, più la sua fede ha assunto i connotati dell’autenticità di un’eroica vita cristiana. La fede autentica di Clelia è stata purificata e fortificata, affinché se ne potesse conoscere il vero valore caratterizzato dai tratti della perseveranza e della fedeltà, nonostante “l’oscurità della notte”.

Tra le prove che Clelia ha vissuto vi sono senza dubbio i tre esili, da lei affrontati con una fede che nel corso della sua vita si è andata a irrobustire tanto da concederle di intraprendere il cammino verso la santità, la cui meta ella si era prefissata già durante la sua giovinezza. Mi chiedo spesso cosa portasse nel suo cuore di madre quando dovette vivere il primo esilio dentro la propria casa di Alessandria (1911- 1916), rinchiusa in una camera, senza avere alcun contatto con quelle figlie e sorelle che tanto amava. Mi chiedo come avrà vissuto interiormente gli anni di esilio (1916-1928) a Torino, Roccagiovine e Marcellina, dopo essere stata abbandonata da quelle donne che anni prima l’avevano fedelmente seguita e a cui con tenacia aveva voluto dare il nome di Apostole, da quelle figlie carissime con le quali condivise il Carisma ricevuto dallo Spirito Santo, i sogni, i progetti, la vita stessa. Di certo non fu più facile l’ultima tappa d’esilio trascorsa nella Casa Generalizia a Roma (1928-1930), dove consumò gli ultimi anni della sua esistenza terrena. Dopo 12 anni di forzato esilio fuori dall’Istituto che ella con amore materno aveva voluto e fondato, le fu chiesto di ritornarvi e non per sentimenti di compassione verso una madre ormai anziana e malata ma solo perché l’Istituto venisse debitamente riconosciuto dalla Chiesa. Con atto di infinito amore, la Madre guardò oltre i suoi umani sentimenti e volando più alto delle aquile, con profonda umiltà e mansuetudine fece ritorno tra coloro che, nonostante i torti subìti, non aveva mai cessato di amare come figlie. Questo gesto di amore incondizionato segnò per l’Istituto l’inizio di una vita lunga e duratura. Nemmeno questo atto di assoluto amore e obbedienza placò il fuoco della prova acceso da mani umane tanto che a Clelia non fu data nemmeno la possibilità di abbracciare le sue amate figlie ma, chiusa in solitudine in una stanza, consumò nel cenacolo del silenzio e della preghiera gli ultimi giorni della sua vita terrena. Quante emozioni sofferte

avranno attraversato il cuore materno di Clelia! Ella, però, seppe immergersi alla scuola di Cristo sofferente e, proprio come il Maestro, andò oltre la croce e vide sorgere la stella luminosa della misericordia che la rese “donna di perdono”!

La fede di Clelia, radicata nell’Amore al Sacro Cuore di Gesù, trovò proprio nel perdono l’espressione più autentica della vita cristiana e decisamente le permise di affrontare il suo vissuto quotidiano senza guardarsi indietro, senza nutrire rancori o risentimenti ma con fiducia continuò a lanciare la sua vita verso l’orizzonte misterioso di Dio, che Ella seppe riconoscere come Divina Providenza. Era certa di essere guidata e ispirata da una “Provvidenza più che materna” nonostante le prove con cui doveva fare i conti.

Avvicinarsi alla vita di Madre Clelia, la prima Apostola del Sacro Cuore di Gesù, significa quindi mettersi a una scuola di valori che ci pongono in costante esodo nonché confronto con i sentimenti e gli atteggiamenti di Gesù! La sua esistenza si è andata così a costituire su un modello di vita scandito dal benedire, dall’amare e dal perdonare (cfr. Lc 6, 27-38). Tre verbi che nel loro profondo significato cristiano restituiscono la vita, fanno rinascere, aprono nuovi orizzonti di speranza e danno nuove chances per ricominciare.

Per questo Madre Clelia ha saputo intessere in maniera autentica ogni rapporto positivo o negativo che a occhio umano possa essere giudicato. Penso a quanti, pur fregiandosi dell’abito religioso, hanno tradito la sua fiducia: don Luigi Gelmini, suo direttore spirituale, don Clemente Leoni, l’amministratore infedele, don Gaetano Masotti, il cappellano, Sr Marcellina Viganò, la consorella carissima accolta con tanto amore nell’Istituto, Sr Elisa Pederzini e tanti altri che hanno fatto parte delle sue relazioni più care ma che la fragilità umana o il misterioso progetto di Dio hanno reso nella vita della Beata soggetti attivi di sfide importanti. Con tutti, indistintamente, ha saputo intessere relazioni di verità e carità, imparando a dare e ricevere perdono.

Scalda il cuore conoscere il rapporto che Clelia riuscì a intessere con Sr Gesuina (al secolo Maria Bambina), sorella minore di Sr Marcellina, quando, in un momento di grande debolezza umana, non riuscì a mantenersi fedele ai suoi voti religiosi. Madre Clelia, non tradì la sua vocazione di “Madre” e, senza interporre alcun tipo di giudizio, si prese cura dela giovane donna, trattando con tanta tenerezza e rispetto lei e la vita che portava in grembo. Con amore accolse la povertà di Maria Bambina, la fece sentire accolta e perdonata, facendosi

prossima a lei e a ogni sua necessità. La sostenne con tanta carità nei momenti più difficili, in specie quando, messa al mondo la sua bambina, dovette reinserirsi nel mondo del lavoro per poter dare una buona educazione a sua figlia. In Madre Clelia la carità ha trovato un volto e si è resa concreta e, contagiando con il Carisma da ella ricevuto il cuore di tante altre donne, è riuscita a toccare non un cuore soltanto ma un’infinità di cuori.

Mi è caro ringraziare lo scrittore e regista Paolo Damosso che con tanta delicatezza, saggezza e professionalità ha saputo cogliere i punti forti della vita di Madre Clelia e far conoscere

il suo grande cuore. Grazie Paolo ancora una volta! Che Madre Clelia, dal Cielo, ti benedica con Cento Cuori!

 

Madre Miriam Cunha Sobrinha
Superiora generale

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