Vita, opera e spiritualità di Madre Clelia Merloni

Umiltà e conformità a Cristo

Chiunque abbia avuto la fortuna di leggere il diario di Madre Clelia, frutto luminoso degli anni dell’esilio, sarà rimasto sorpreso dalla centralità della dimensione dell’umiltà, perseguita con tanta fatica dalla Beata attraverso l’affidamento filiale alla Santa Vergine e il costante richiamo alla conformità a Cristo. Le comunioni spirituali quotidiane risultano non a caso estremamente ricorrenti al pari delle invocazioni mariane: d’altronde, si può stare ai piedi della Croce oppure attraversare il deserto di fronte alla minaccia di Erode – un Erode spietato che spesso si annida nell’ego – solo se, come Maria, si ha con sé il “caro Gesù”. Una bellissima preghiera spontanea della Beata ce lo ricorda: “O coraggiosa Madre mia Maria SS., anch’io, vedete, sto nel desolato paese di Egitto, cioè senza fissa dimora, e molti nemici mi circondano da tutte le parti; fra questi un infernale Erode mi cerca bramosamente e m’insegue. Deh! Venite in mio soccorso, o potente madre mia, siatemi fedele compagna del mio pellegrinaggio, e fate che nulla mi separi dall’amor di Gesù. O Madre mia, fate che io imiti la vostra generosità, docilità, prontezza nell’assecondare tutte le ispirazioni della grazia, senza ascoltare minimamente i latrati prolungati della mia natura”.

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Luce sulla croce dell’esilio

Quando la sorte trascinò Madre Clelia nel paesino di Roccagiovine, il suo esilio entrò in una fase nuova di carità e spoliazione interiore. Le poche suore che la accompagnavano forse non furono pienamente consapevoli del principio di vita nascosto dietro la croce che si sentivano costrette a portare. Di quegli anni sono rimasti diversi racconti suggestivi della gente del posto e qualche immaginetta ricevuta in dono dai bambini dell’epoca. “Preghi Maria per me infelice”: così recita una scritta apposta su un santino merlettato del Cuore Immacolato di Maria donato alla bimba Anita Facioni. La grafia, diversa da quella di Madre Clelia, lascia pensare che la frase sia stata scritta da una delle sue Figlie in esilio. Pur nello scenario di sofferenza che essa proietta nella nostra mente, non possiamo non cogliere una scintilla di luce, quel pregare gli uni per gli altri che è il punto di appoggio imprescindibile della nostra fede e che la Beata ebbe a cuore più che mai nella sua vita, tanto da scrivere in una delle sue lettere: “La Comunione dei Santi ci assicura dei potenti protettori nel Cielo e dei fratelli sulla terra”.

La profezia che conforta e rafforza

Con il battesimo il cristiano riceve, attraverso lo Spirito Santo, non solo il dono della regalità di Cristo, che lo eleva alla dignità di figlio di Dio, ma anche quello del sacerdozio e della profezia.
Basandosi sulla consapevolezza di essere innanzitutto consacrata a Dio, al suo onore e al suo culto, la Beata Clelia cercò di far risplendere ognuno di questi carismi. In particolare, il dono della profezia, che risiede primariamente nella capacità di leggere il piano di Dio nelle pieghe dell’esistenza, ebbe spesso in lei la veste della capacità soprannaturale di predizione dei fatti futuri. Le testimonianze a tal riguardo sono molteplici. Ne ricordiamo una in particolare. Sr. Rufina Crippa racconta che Madre Clelia, da un anno tornata nella Casa di Roma dopo il lungo esilio, volle un giorno incontrare le novizie giunte da Alessandria. Tra di esse vi era Sr. Pia Tonin che era molto preoccupata per un fratello che si trovava in America e che da parecchi anni non dava notizie di sé. Entrata nella stanza della Beata, senza chiedere nulla, si sentì dire: “Stai tranquilla, che tuo fratello vive e presto scriverà”. Sr. Rufina conclude così il suo racconto: “La meraviglia fu grande e ci confermammo nell’opinione che la Madre Fondatrice era una santa quando, tornate ad Alessandria, Sr. Pia ricevette veramente uno scritto del fratello che la rassicurava”.